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Dottor Marco Maria Giardina - Dietologo ed Endocrinologo a Roma | Dimagrire in salute

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Nel Corso di Una Terapia Dimagrante, Quali Sono i Fattori che Più Frequentemente Possono Determinare Una Mancata Perdita di Peso?

Generalmente, le cause del fallimento nel raggiungimento, e poi nel mantenimento della perdita di peso, sono legati a vari fattori, sia fisici che psicologici.
Tra i fattori fisici c’è l’opposizione dell’organismo, che, come ripetuto in più occasioni, si oppone al dimagrimento. Tra quelli psicologici, spicca la graduale perdita di motivazione, il crescere delle “voglie”, e il ritorno alle vecchie, erronee, abitudini di vita.
Giova considerare però che le persone che riescono a mantenere a lungo o per sempre il peso perso sono quelle che hanno capito che il peso in eccesso, acquisito in una vita non si può perdere in pochi giorni.
Quindi coloro che si costruiscono la nevrotica illusione di risolvere rapidamente, con magiche diete, di liberarsi del loro peso eccessivo in brevissimo tempo, essendo poco seriamente motivati dal momento che coltivano un’aspirazione assolutamente non realistica, nel duro scontro con la realtà sono suscettibili a facili e repentine delusioni, che li portano a riprendere le abitudini sbagliate di sempre.

Chi, al contrario, punta sul medio lungo termine per la soluzione del suo problema, con la consapevolezza di tutte le difficoltà insite nel cambiamento graduale del proprio precedente stile di vita, accontentandosi anche di modesti successi, o addirittura di battute di arresto nel calo, o lievi riprese del peso perso,  ma è fiducioso nella sua lenta prosecuzione verso la mèta, ha le migliori probabilità di riuscita nell’intento di una riduzione duratura del proprio peso.
Affidandosi al professionista serio, seguendo fiduciosamente e onestamente i suoi consigli, si riduce anche l’ansia che si pone nell’impegno di dimagrire. Inoltre, bisogna pur vivere, ed è impensabile seguire un regime troppo restrittivo senza considerare gli impegni sociali, le festività, l’offerta di cibo che la società ci mette a disposizione, i nostri mutevoli stati d’animo…che vanno intelligentemente messi in conto nel percorso dimagrante e che non devono indurre a delusioni e peggio all’abbandono dello stesso.

Bisogna in sostanza apprezare positivamente anche modesti risultati presenti, nella consapevolezza che la somma di piccoli risultati nel tempo costituisce un risultato significativo. Bisogna smettere di vedere il calo di peso con la mentalità del “tutto o nulla”, che frequentemente è alla base del fallimento.

L’ideale si realizza quando si ha un calo lento ma solido (perché più ilcalo è lento più si consolida man mano che si ottiene), vivendo in modo accettabile, mangiando poco di tutto e vedendo l’obbiettivo nel lungo termine, per cui, al suo raggiungimento, la persona abbia la sensazione di non essere stata classicamente “a dieta”, ma abbia soltanto razionalizzato il suo stle alimentare disordinato e, spesso, compulsivo.

Categorie dell'Articolo: Generale, Motivazione

Avendo un Teorico “Paziente Modello”, Quali Sono le Tempistiche per il Raggiungimento di Risultati Sensibili con una Dieta, Possibilmente il Sondino, ed una Moderata Attività Fisica?

I tempi sono solitamente rapidissimi, maggiormente per i soggetti di sesso maschile. La donna, è generalmente più resistente al calo di peso per ragioni ormonali (in quanto soggetta a gravidanza e quindi tutrice della procreazione, tende a mantenere le riserve adipose, come se la Natura la proteggesse dalla loro perdita). In ogni caso, applicando questa tecnica per periodi di dieci giorni alternati a pari periodi di mantenimento e stabilizzazione del peso ottenuto, si ha un calo che, nel mese può oscillare tra il 5%  ed il 15%  del peso iniziale.
Ovviamente, maggiore è il peso iniziale e maggiore sarà il calo, che però tende progressivamente a ridursi man mano che il peso stesso si riduce.
Mi spiego: quanto detto e quanto sto per spiegare vale in ogni impresa vòlta alla riduzione di peso. Non sono concetti intuitivi, ma con un po’ di pazienza e di attenzione tutti dovremmo acquisirli e… ricordarli frequentemente!
Poniamo che una persona sia alta 1,65 e pesi 100 kg. Questa persona avrà quindi un B.M.I. o I.M.C. : Indice di massa corporea) pari a 36,73 (compreso tra 35 e 40, quindi obesità severa di secondo grado).
A seconda dell’età e del sesso, (per inciso, osservate quante variabili incidono sul fabbisogno calorico!) via sarà appunto, un certo fabbisogno calorico per mantenere il peso in atto: 100 kg ed un fabbisogno calorico per mantenere il peso teorico (quello ottimale con un I.M.C. inferiore a 25).
Per comodità poniamo che il nostro soggetto sia un uomo di 57 anni, alto appunto 1,65 mt con un peso di 100 kg, che quindi come già calcolato, presenti un I.M.C. pari a 36,73.
Costui, per mantenersi a 100 kg ha un fabbisogno calorico giornaliero di 2.039 Kilocalorie circa. Per mantenere il peso di arrivo (poniamo sia di 81,4 Kg, corrispondente ad un I.M.C. di 29,9) ha un fabbisogno di 1823 Kilocalorie.
La differenza calorica fra i due fabbisogni è di sole 215,73 kilocalorie.
Dobbiamo considerare però, che nel peso iniziale è compresa una certa quantità di acqua che nel caso di specie sarà pari a circa due litri e mezzo, che verrà rapidamente persa, aggiungendosi alla perdita di grasso che inizierà e proseguirà gradualmente. Poniamo che questo soiggetto, compatibilmente con il regime seguìto, perda nel primo mese 10 kg. Di questi non dimentichiamo che 2,5 litri circa, sono costituiti da acqua e, che questo stesso soggetto riacquisterebbe in due giorni circa, qualora interrompesse la dieta. Questa perdita di acqua è come un “bonus” o una cauzione che si lascia all’inizio e si riprende al termine di ogni trattamento dimagrante.
Questo paziente all’inizio perdeva al giorno circa 333 grammi (compresi i 2,5 litri di acqua). Ora che il suo peso è diminuito a 90 kg, diminuirà consensualmente anche il fabbisogno calorico per mantenere quest’ultimo peso (90 Kg, appunto). Esso sarà all’incirca di 1.923 Kcalorie/die, quindi circa 116 Kcal/die meno di prima. Questo comporterà un allungamento del tempo per perdere un kg di grasso (che è pari a circa 7000 kilocalorie).
A questo poi si aggiunge la tendenza dell’organismo ad abbassare consensualmente il metabolismo man mano che il peso scende come meccanismo protettivo, in quanto esso percepisce il calo di peso come un pericolo per la sopravvivenza.

Categorie dell'Articolo: Attività Fisica, Dieta, Generale, Obesità, Sondino

Quali Sono i Vantaggi dell’Affidarsi ad un Medico Dietologo che sia anche Endocrinologo?

Data la confusione che regna nel campo della dietologia in genere, dove sussiste ancora largamente l’equivoco che il perdere peso sia un atto semplice (la cui unica difficoltà consiste nel mantenersi a dieta), spesso soltanto a fine estetico, ricordo che il consigliare ad un’altra persona un modo di alimentarsi piuttosto che un altro, è e resta sempre un “atto medico” cioè un compito di esclusiva pertinenza medica e comunque eseguito previo consenso di un medico!

E’ inoltre auspicabile che il medico cui ci si rivolge per questo problema sia esperto nel campo nutrizionale e del metabolismo.

Di cosa si occupa l’endocrinologo?

L’endocrinologo è un medico specializzato in quella branca della medicina che si occupa delle ghiandole endocrine e degli ormoni. E gli ormoni sono coinvolti nella regolazione di tutti i processi metabolici dell’organismo umano, tra cui il metabolismo energetico (quello che riguarda l’apporto e il consumo di energia), la digestione, l’assorbimento dei nutrienti, la lipogenesi (cioè la formazione di grasso) e la lipolisi (cioè la sua scomposizione).

Perché andare dall’endocrinologo per dimagrire?

Innanzitutto perché, a differenza del nutrizionista, l’endocrinologo è un medico, che ha conseguito una laurea in medicina e chirurgia, seguita da una specializzazione in endocrinologia, che lo ha formato adeguatamente su tutti gli aspetti della fisiologia umana, dal metabolismo basale all’utilizzo degli alimenti a livello cellulare.

In secondo luogo, perché l’endocrinologo è in grado di identificare eventuali condizioni patologiche (tiroidee o di altra natura) che potrebbero essere alla base del sovrappeso o dell’obesità. La tiroide è infatti una ghiandola endocrina che produce ormoni tiroidei, i quali regolano il metabolismo. Un malfunzionamento della tiroide, può portare ad un rallentamento del metabolismo e quindi all’accumulo di grasso.

Infine, perché l’endocrinologo può valutare attentamente il quadro complessivo di salute del paziente e le sue esigenze individuali prima di consigliare un programma di dimagrimento specifico ed efficace.

L’endocrinologo è proprio lo specialista che precipuamente si occupa di tali argomenti.

Categorie dell'Articolo: Endocrinologia, Generale

Il Sondino Naso-Gastrico è Adatto a Tutti? Se No, Quali Sono i Casi in cui è Più Indicato?

Al di là di eccezioni assolute, quale l’insufficienza renale e/o quella epatica, tutti, per un periodo breve, possono optare per questo tipo di metodo dimagrante.
Bisogna comunque precisare, che questo metodo consiste in un digiuno modificato, ossia un digiuno nel quale si cerca di utilizzare al massimo la riserva di grasso depositato nei nostri adipociti (cellule adipose o grasse), risparmiando al massimo la nostra massa magra (muscoli, ossa, sistema nervoso, ecc.).
Essendo una tecnica introdotta di recente al fine di produrre una riduzione di peso, in mancanza di linee guida e quindi di criteri  di inclusione o esclusione dei soggetti che spontaneamente sono disposti a sottoporvisi, riserverei questa tecnica a coloro i quali, non presentando insufficienza epatica e/o renale, abbiano anche un indice di massa corporeo piuttosto alto, con un’urgente esigenza di rapida riduzione di peso.

Va anche specificato che, di per sé, questa tecnica non è rieducativa per il paziente, né apporta un contributo significativo per la risoluzione del problema obesità!
In quanto consistente in una forma di digiuno modificato, questa tecnica è soltanto, a mio avviso, molto utile e valida da inserire in un programma dimagrante più ampio nel quale trovino spazio adeguato una rieducazione alimentare, psicologica e comportamentale del paziente obeso, oltreché, ribadisco, un serio ed adeguato programma di attività fisica.

Categorie dell'Articolo: Generale, Sondino

Quali Sono i Più Comuni Fattori che Determinano l’Obesità?

Lo stesso termine “Obesità” deriva dal latino, e precisamente dai due termini “ob” e “edere”, il cui significato è: “a causa del mangiare”.
E’ quindi antica la connessione dell’obesità come conseguenza dell’eccesso di alimentazione. Anzi, a pensarci bene, la radice di questo concetto è antichissima, dal momento che, addirittura sul “Codice di Hammurabi” (re di Babilonia vissuto circa 1800 a.C.) si legge la domanda: “Puoi ingrassare se non mangi?”
Dunque è quasi inerziale per la nostra mente mettere in relazione l’obesità con l’iperfagìa. D’altronde, è anche vero che, malgrado oggi si riconoscano anche altre concause che possono essere genetiche, psicologiche, endocrinologiche, ecc., resta sempre valido il principio che, almeno fino ad oggi, per porre riparo all’obesità bisogna necessariamente limitare l’intròito alimentare mangiando meno ed aumentare il dispendio energetico muovendosi di più!
Questo principio-guida, nella sua disarmante semplicità ed evidenza, indica già “in nuce” la causa del fenomeno ed il suo rimedio. Pertanto, una volta rimossa ogni altra concausa, bisogna mettere in atto la semplice regola appena espressa: mangiare di meno e muoversi di più, considerando che è per noi esseri viventi in generale, muoversi è indispensabile come nutrirsi, e che i due atti hanno parti dignità.
Non dobbiamo infatti dimenticare che noi abitanti nell’opulento occidente, stiamo vivendo un’esperienza unica nella storia dell’umanità, che consiste appunto nel doverci difendere dall’eccesso di cibo, laddove, anche per noi, nel recente passato, il problema principale era quello di poter ottenere il “pane quotidiano” e quindi poter mangiare tutti i giorni.
Il motivo per il quale non si è mai posta la giusta ènfasi sull’esigenza di doversi muovere, dipende proprio da questo: il problema era avere cibo per sopravvivere, non quello di doversene privare, spesso per futili problemi estetici!
A questo poi dobbiamo aggiungere una importante considerazione da ricordare: siamo stati concepiti per guadagnarci il cibo con fatica e rischio e non per rifiutarlo quando ci è offerto in abbondanza!
E’su questa considerazione che dobbiamo riflettere per convincerci dell’estrema necessità di tenere in attività le nostre articolazioni, che vengono offese dall’immobilità e dal conseguente aumento di peso.
Il  movimento inoltre è indispensabile anche per il corretto e fisiologico funzionamento del nostro metabolismo, del nostro apparato cardiovascolare, ecc.
Il fabbisogno di insulina per metabolizzare gli zuccheri diminuisce infatti in presenza di attività fisica. Il nostro cuore migliora le sue prestazioni e tutto l’organismo si giova della corretta attività fisica.
L’appetito, come altri istinti naturali quale ad esempio la libido sessuale, sono stati snaturati dal benessere e piegati ai fini consumistici e del business, ed usati, lungi dall’esigenza primordiale di conservazione della vita, quali strumenti di mero piacere e godimento sfrenato. Così si giustifica la tendenza a produrre cibi sempre più calorici, sempre più elaborati e ricchi di ingredienti al fine di evocare piacere più che soddisfare le esigenze nutrizionali. E, muovendosi molto meno, nel perseguimento di una vita comoda e priva di ogni senso di fatica, ci si nutre sempre di più ed in modo smodatamente innaturale.

Categorie dell'Articolo: Dieta, Generale, Obesità

La Dieta Deve Essere Necessariamente Personalizzata?

Certamente! La dieta deve necessariamente essere personalizzata, specialmente nel lungo periodo, in risposta non soltanto alle esigenze metaboliche individuali, ma anche e soprattutto in risposta all’esigenza di gratificazione del paziente. Mentre è facilmente concepibile pensare di rinunciare alle proprie abitudini alimentari per un certo periodo di tempo, piuttosto breve, sotto la spinta di una forte motivazione come quella di perdere peso rapidamente, diventa impensabile che, a vita una persona possa cambiare, radicalmente e per sempre, le proprie abitudini rinunciando ai propri gusti, che speso sono legati alla propria identità individuale, ma anche culturale e sociale.

Pertanto, superato un primo brevissimo periodo nel quale è accettabile qualunque bizzarrìa dietologica, il regime alimentare, unitamente ad altri aspetti dello stile di vita, nel prosieguo, spesso lungo e noioso, devono indispensabilmente riportarsi (pena il fallimento del proposito) alle inclinazioni del singolo individuo e, quindi, essere personalizzati.

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