Lo stesso termine “Obesità” deriva dal latino, e precisamente dai due termini “ob” e “edere”, il cui significato è: “a causa del mangiare”.
E’ quindi antica la connessione dell’obesità come conseguenza dell’eccesso di alimentazione. Anzi, a pensarci bene, la radice di questo concetto è antichissima, dal momento che, addirittura sul “Codice di Hammurabi” (re di Babilonia vissuto circa 1800 a.C.) si legge la domanda: “Puoi ingrassare se non mangi?”
Dunque è quasi inerziale per la nostra mente mettere in relazione l’obesità con l’iperfagìa. D’altronde, è anche vero che, malgrado oggi si riconoscano anche altre concause che possono essere genetiche, psicologiche, endocrinologiche, ecc., resta sempre valido il principio che, almeno fino ad oggi, per porre riparo all’obesità bisogna necessariamente limitare l’intròito alimentare mangiando meno ed aumentare il dispendio energetico muovendosi di più!
Questo principio-guida, nella sua disarmante semplicità ed evidenza, indica già “in nuce” la causa del fenomeno ed il suo rimedio. Pertanto, una volta rimossa ogni altra concausa, bisogna mettere in atto la semplice regola appena espressa: mangiare di meno e muoversi di più, considerando che è per noi esseri viventi in generale, muoversi è indispensabile come nutrirsi, e che i due atti hanno parti dignità.
Non dobbiamo infatti dimenticare che noi abitanti nell’opulento occidente, stiamo vivendo un’esperienza unica nella storia dell’umanità, che consiste appunto nel doverci difendere dall’eccesso di cibo, laddove, anche per noi, nel recente passato, il problema principale era quello di poter ottenere il “pane quotidiano” e quindi poter mangiare tutti i giorni.
Il motivo per il quale non si è mai posta la giusta ènfasi sull’esigenza di doversi muovere, dipende proprio da questo: il problema era avere cibo per sopravvivere, non quello di doversene privare, spesso per futili problemi estetici!
A questo poi dobbiamo aggiungere una importante considerazione da ricordare: siamo stati concepiti per guadagnarci il cibo con fatica e rischio e non per rifiutarlo quando ci è offerto in abbondanza!
E’su questa considerazione che dobbiamo riflettere per convincerci dell’estrema necessità di tenere in attività le nostre articolazioni, che vengono offese dall’immobilità e dal conseguente aumento di peso.
Il movimento inoltre è indispensabile anche per il corretto e fisiologico funzionamento del nostro metabolismo, del nostro apparato cardiovascolare, ecc.
Il fabbisogno di insulina per metabolizzare gli zuccheri diminuisce infatti in presenza di attività fisica. Il nostro cuore migliora le sue prestazioni e tutto l’organismo si giova della corretta attività fisica.
L’appetito, come altri istinti naturali quale ad esempio la libido sessuale, sono stati snaturati dal benessere e piegati ai fini consumistici e del business, ed usati, lungi dall’esigenza primordiale di conservazione della vita, quali strumenti di mero piacere e godimento sfrenato. Così si giustifica la tendenza a produrre cibi sempre più calorici, sempre più elaborati e ricchi di ingredienti al fine di evocare piacere più che soddisfare le esigenze nutrizionali. E, muovendosi molto meno, nel perseguimento di una vita comoda e priva di ogni senso di fatica, ci si nutre sempre di più ed in modo smodatamente innaturale.